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presenza con parte pratica 500 euro**
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COSA E QUANDO TRASFONDERE
Il sangue intero può essere somministrato direttamente al ricevente (entro 4-6 ore dal prelievo) come sangue intero fresco, apportando così eritrociti, leucociti, piastrine e proteine plasmatiche (inclusi i fattori della coagulazione).
Può essere conservato refrigerato come sangue intero conservato fino a 21-24 giorni (apportando eritrociti, leucociti e alcuni fattori della coagulazione più resistenti mentre le piastrine perdono la loro attività dopo la refrigerazione).
Il sangue intero può essere processato entro otto ore dalla sua collezione, con il fine ultimo di ottenere gli emocomponenti (emazie e plasma) che permettono di trattare in maniera mirata specifiche patologie riducendo i rischi legati alla somministrazione di grossi volumi e apportando solo gli elementi necessari per la gestione delle alterazioni riscontrate. Per questi motivi, l’impiego del sangue intero è principalmente effettuato in condizioni di estrema urgenza quando non è possibile separarlo nelle sue componenti oppure per trattamento di emorragie massive in cui è necessario apportare tutte le componenti ematiche.
Il termine emazie concentrate si riferisce alla parte corpuscolata del sangue (globuli rossi e globuli bianchi) che deriva dalla separazione del sangue intero.
La trasfusione di questo emocomponente è rivolta ai pazienti anemici con lo scopo di migliorare la perfusione dei tessuti, incrementando l’apporto di ossigeno quando la concentrazione di emoglobina è ridotta, in particolare apporta benefici in corso di emorragie, soprattutto se acute (e.g secondarie a trauma, coagulopatie o chirurgie).
A parità di volume, rispetto al WB, la concentrazione di emazie è circa il doppio quindi i volumi richiesti sono dimezzati.
Durata stoccaggio 35 giorni.
PLASMA FRESCO CONGELATO (FFP):
Viene definito plasma fresco congelato il surnatante derivato dal sangue intero dopo centrifugazione e separazione dalle emazie.
La trasfusione di questo emocomponente è rivolta principalmente alla correzione delle coagulopatie congenite (e.g. malattia di Von Willebrand ed emofilia) o acquisite (e.g. intossicazione da dicumarinici, epatopatie, coagulazione intravasale disseminata).
Questo componente, inoltre, può essere utilizzato a scopo profilattico prima o durante una chirurgia invasiva di animali predisposti a sanguinamenti patologici.
L’utilizzo di FFP, infine, può contrastare disturbi non emorragici come l’ipoprotidemia oppure apportare immunoglobuline (e.g. neonati con insufficiente immunità passiva o animali affetti da parvovirosi).
Durata stoccaggio 12 mesi.
Viene definito plasma congelato l’FFP dopo I 12 mesi di stoccaggio.
Può essere impiegato in corso di carenza dei fattori della coagulazione II, VII, IX e X e pazienti ipoalbuminemici con segni clinici evidenti.
Durata stoccaggio: 4 anni
COME TRASFONDERE:
La via di elezione per la trasfusione di sangue intero ed emocomponenti è quella endovenosa. Per effettuare una trasfusione è consigliato l’utilizzo di un deflussore dotato di filtro che permetta di rimuovere eventuali coaguli e/o aggregati.
SANGUE INTERO (WB):
Dosaggio: gli mL di sangue intero da trasfondere sono da calcolare in base alla gravità dell’anemia del paziente e si può far riferimento alla seguente formula:
WB (ml)= [(PCVdesiderato – PCVpaziente) / (PCVdonatore X volume ematico (ml/Kg) x Peso del paziente (Kg))].
*volume ematico cane 88ml/Kg
*volume ematico gatto 66 ml/Kg
EMAZIE CONCENTRATE (pRBC)
Dosaggio: 1,5ml x (incremento di PCV desiderato) x peso (Kg)
PLASMA FRESCO CONGELATO (FFP) E PLASMA CONGELATO (FP)
Per correggere alterazioni emostatiche la dose di plasma fresco congelato consigliata è di 10-30 ml/Kg per via endovenosa, la cui somministrazione può essere inoltre ripetuta ogni 8-12 ore, fino a quando la coagulopatia non è controllata.
Per la correzione dell’ipoalbuminemia il volume di plasma da somministrare è ben più elevato, studi recenti dimostrano che per aumentare di 1 g/dl la concentrazione di albumine seriche siano necessari circa 45 ml/Kg di plasma. Prima di trasfondere tale emocomponente è necessario scongelarlo a temperatura controllata in appositi termostati fino al raggiungimento di 37°C.
VELOCITA’ DI INFUSIONE E MONITORAGGIO:
La velocità con la quale dovrebbero essere trasfuse le componenti ematiche dipende dal singolo paziente ed in particolar modo dall’alterazione che deve essere trattata ed eventuali patologie concomitanti.
– Paziente stabile (e.g. anemia cronica): si consiglia di eseguire un primo monitoraggio (T0) del paziente che prevede misurazione della temperatura, pressione, frequenza cardiaca, caratteri del polso e frequenza respiratoria; iniziare quindi la trasfusione per i primi 15 minuti a 0,5ml/Kg/h; se non si verificano reazioni avverse (e.g. ipertermia, difficoltà respiratoria ecc) la rate può essere gradualmente aumentata fino a 2ml/Kg/h eseguendo dei monitoraggi seriali dei parametri clinici.
– Paziente emodinamicamente instabile (e.g. emorragia acuta): è possibile eseguire boli di rianimazione a 1-2ml/Kg in 20 minuti e continuare la trasfusione a 1-2ml/Kg/h eseguendo dei monitoraggi seriali dei parametri clinici.
La durata totale della trasfusione non dovrebbe superare le 6-8 ore, in tal caso si consiglia di cambiare il deflussore e la linea infusionale in quanto possibile pabulum per la crescita batterica.
EFFETTI AVVERSI E COME INTERVENIRE:
Le reazioni avverse possono essere di diversa natura, l’incidenza di effetti collaterali stimata varia dal 3% al 13%; spesso le alterazioni riscontrate sono secondarie allo stato infiammatorio causato dalla patologia primaria del soggetto ricevente piuttosto che alla trasfusione.
Le reazioni trasfusionali vengono suddivise in due gruppi:
Trattamento: interrompere immediatamente il trattamento trasfusionale e stabilizzare il paziente con particolare attenzione all’ipotensione, possono essere utilizzati cristalloidi o colloidi a velocità atte a garantire una corretta pressione ematica e output urinario di 1-2ml/Kg/h.
Trattamento: interrompere temporaneamente la trasfusione (fino a scomparsa dei sintomi), può essere d’aiuto somministrare farmaci antistaminici o corticosteroidi (in particolare quando presente febbre come unico sintomo), la trasfusione può proseguire con monitoraggio constante dei parametri vitali; qualora i sintomi clinici siano gravi e persistenti interrompere il trattamento trasfusionale.
Trattamento: interruzione del trattamento trasfusionale, sostenere il paziente dal punto di vista polmonare, generalmente il danno polmonare acuto è autolimitante e si risolve entro 96 ore.
L’overload di fluidi (TACO) è da tenere sempre considerato, soprattuto in pazienti con patologie renali o cardiache, più frequentemente legato a trasfusione di sangue intero (maggiori volumi); segni clinici: dispnea, cianosi, ortopnea, innalzamento della pressione venosa centrale ed edema polmonare. Interrompere rapidamente la trasfusione.
L’emolisi non immunomediata secondaria ad alterazioni in fase di processazione, stoccaggio e/o somministrazione dell’unità trasfusionale.
L’embolia è rara, si riscontra quando il sistema è aperto ed è presente aria nella linea infusionale.
Tossicità da citrato: può presentarsi secondariamente alla somministrazione di grosse quantità di plasma, sangue intero o piastrine, può portare ad ipocalcemia.
Altre situazioni che si possono verificare sono: ipotermia qualora vengano trasfusi grossi volumi a temperature eccessivamente basse oppure iper o ipopotassiemia a seguito di lesioni durante lo stoccaggio dell’unità.
Un’altra evenienza è la presenza di emolisi pre-trasfusionale nella sacca da trasfondere per conservazione inadeguata o per riscaldamento con tecniche non consone prima della trasfusione che può essere scambiata per emolisi intravascolare.